Deepfake, la nuova frontiera del revenge porn
Il 25 novembre è la giornata contro la violenza sulle donne. Una ricorrenza nata nel 1999 su decisione dell'ONU, per ricordare il barbaro omicidio di Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal ad opera della dittatura nella Repubblica Dominicana.
Un sacrificio che è diventato simbolo della violenza su tutte le donne del pianeta. Violenza che non è solo fisica. Il progresso tecnologico e la diffusione capillare degli strumenti hi-tech ha creato forme di tortura meno cruente ma altrettanto micidiali: deepfake e revenge porn.
Il è dato allarmante: oggi si calcolano circa 680 mila donne al mondo denudate, vittime inconsapevoli di uomini che hanno caricato le loro foto su un bot Telegram, la chat russa ideata dai fratelli Pavel e Nikolaj Durov.
È un programma automatico che si trova sull'app di messaggistica russa, in grado di ritoccare le istantanee in tempo reale, spesso rubate sui social, svestendo le protagoniste. Immagini poi condivise, commentate e persino votate in chat pubbliche.
Questa è la nuova frontiera del revenge porn, vendette sessuali e stupri virtuali ai danni non solo di famose donne dello spettacolo. Perché nel 70% dei casi le vittime sono soggetti privati quali ex mogli, compagne di scuola, colleghe, madri, sorelle. In sostanza, chiunque abbia una foto sul web può essere vittima. Anche minorenni di diverse nazionalità, soprattutto russe, argentine, italiane e statunitesi.