Tre fenomeni dell’era digitale che preparano l’avvento del metaverso
Nel giorno in cui si celebra il Safer Internet Day ospitiamo un contributo di Ettore Guarnaccia, esperto di cyber security e impegnato da diversi anni nell’educazione e sensibilizzazione dei minori sull’uso sicuro e responsabile delle moderne tecnologie.
di Ettore Guarnaccia
Oggi, 8 febbraio 2022, si celebra il Safer Internet Day, la giornata mondiale per la sicurezza in rete istituita dalla Commissione Europea per stimolare le riflessioni dei giovani al fine di rendere Internet un luogo più sicuro. Un’ottima occasione per favorire una riflessione su tre fenomeni che sono alla base dei disagi sperimentati attraverso il digitale e che generano un circolo vizioso che attrae e mantiene imprigionati milioni di utenti, predisponendoli ad accogliere a braccia aperte il futuro metaverso.
L’illusione di essere “smart”
Nell’era digitale moderna stiamo assistendo a una corsa sempre più sfrenata verso l’evoluzione delle tecnologie digitali e di comunicazione, che portano a sviluppare dispostivi sempre più smart, intelligenti, grazie alla crescente adozione di tecniche avanzate di comunicazione (5G) e di intelligenza artificiale. Tuttavia, se è vero che abbiamo investito moltissimo sull’evoluzione tecnologica, abbiamo investito poco e male sulla consapevolezza e la competenza delle persone, abbracciando ogni nuova tecnologia senza conoscerla a fondo e senza esserne minimamente preparati. Il risultato? Se i dispositivi sono sempre più “smart”, gli utenti sono sempre più “dumb”. L’intelligenza, infatti, si sposta progressivamente dall’utente al dispositivo, rendendo le persone sempre più dipendenti dal digitale per svolgere anche le operazioni più semplici, mentre l’utente si abbandona sempre più a un utilizzo prettamente ludico e futile della tecnologia, invece che proficuo e fruttuoso. Con uno smartphone in mano siamo convinti di essere sempre più smart e di poter fare cose mirabolanti, ma, se privati dei dispositivi, ci accorgiamo che è solo una pura illusione. La disponibilità di app per fare qualsiasi cosa ci ha abituati ad avere tutto a portata di mano, con il risultato di avviare una distruzione progressiva della capacità di sognare, desiderare e immaginare, della pazienza di attendere e costruire qualcosa un po’ alla volta, della curiosità e del senso critico, e di spingere la massa verso una risposta istintiva agli stimoli esterni, una ludopatia diffusa, l’emulazione acritica e l’effetto-gregge del conformismo di massa. E quando la fiducia riposta nella tecnologia digitale viene tradita, le implicazioni in termini di riservatezza, reputazione e immagine possono essere anche gravi, con conseguenze devastanti sull’equilibrio psicologico delle vittime.
La dipendenza indotta
Se è probabilmente vero che le tecnologie digitali sono state inizialmente pensate e sviluppate con intenti positivi, è altrettanto vero che nel tempo esse si sono trasformate in qualcosa di diverso. A partire dal tradimento della loro promessa di agevolare e migliorare le nostre relazioni sociali, quando in realtà hanno agito da intermediari, privandoci di contatto visivo, contatto fisico, tono della voce, linguaggio del corpo e comunicazione emotiva, con il risultato di peggiorare notevolmente la qualità delle comunicazioni e delle relazioni sociali. Inoltre, man mano che l’effetto della tecnologia sugli utenti è stato studiato con l’obiettivo di massimizzare il profitto delle case produttrici e di assecondare la smania di controllo sui comportamenti dell’utente per indurlo il più possibile ad azioni preordinate, prevedibili e redditizie, produttori e sviluppatori hanno imparato a sfruttare al meglio i meccanismi neurologici che aumentano notevolmente il tempo passato a interagire con il display, catturando e tenendo in ostaggio l’attenzione delle persone. Il meccanismo neurologico più sfruttato è quello della ricompensa variabile, ripetutamente attivato nel cervello degli utenti grazie alla combinazione di gamification, cioè rendere l’interazione digitale sempre più simile a un videogioco, e gamblification, cioè introdurre elementi mutuati dal gioco d’azzardo nell’utilizzo di un servizio, un’app o un videogioco. La sapiente combinazione di questi due elementi, mettendo da parte etica e sani principi, supportata dall’impreparazione della massa, produce continue e ripetute gratificazioni artificiali negli utenti, andando a stimolare pesantemente specifiche aree del cervello interessate dalla dipendenza, rafforzandole e generando una predisposizione di massa ad abbracciare forme di dipendenza. E qual è la forma di dipendenza più facilmente sviluppabile, se pensiamo a ciò che teniamo in mano per ore ogni giorno fin dalle più tenere età?
Il disagio di base
Si sa che la dipendenza comporta un progressivo peggioramento della propria qualità della vita, in termini di relazioni sociali, alimentazione, igiene, riposo, studio e lavoro. Ma alla generazione di dipendenza si aggiunge tutto ciò che viene veicolato dal digitale. L’esempio di celebrità, influencer e mondo dell’intrattenimento, che esaltano fama, successo, ricchezza, apparenza, sesso, droga, talvolta anche odio e intolleranza, sta di fatto plasmando le nuove generazioni. Moltissimi giovani rincorrono il “tutto e subito” a qualsiasi costo, anche a scapito della propria reputazione, per esempio esponendosi eccessivamente su social come TikTok, Instagram e YouTube nella speranza di ottenere apprezzamento e riconoscimenti dai propri pari. Sempre più ragazzi si producono in futilità e demenzialità per attrarre pubblico, in uno sforzo crescente che può sfociare in sfide stupide, pericolose, talvolta potenzialmente fatali. Sempre più ragazze ammiccano sessualmente sui medesimi social, esponendo sfacciatamente il proprio corpo per raccogliere follower e monetizzare il più possibile, fino ad abbracciare vere e proprie forme di prostituzione digitale dapprima sui social stessi, poi su piattaforme ad abbonamento come Onlyfans e Patreon, e su sexchat a pagamento. Pochi però riescono a ottenere un vero e proprio “successo” di pubblico, mentre la stragrande maggioranza rischia di restare invischiata nella carenza di autostima e nella ricerca di perfezionismo che spalancano la strada a disturbi psicologici come ansia, depressione, senso di solitudine, autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare e tendenza al suicidio. Non è un caso se, negli ultimi 15 anni, si è verificata un’esplosione di disturbi psicologici e suicidi, peraltro ulteriormente aggravata dall’avvento della pandemia, come dimostrato dagli ultimi dati statistici resi noti da OMS, Unicef, Istituto Superiore di Sanità, Osservatorio Nazionale Adolescenza, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Telefono Amico.
Il circolo vizioso
Questi tre fenomeni irretiscono sempre più gli utenti e li attirano in un circolo vizioso al quale è sempre più difficile sottrarsi. Il tradimento delle promesse e della fiducia riposta nelle tecnologie digitali e la dipendenza da esse indotta generano negli utenti un disagio di fondo che si manifesta con ansia, depressione, carenza di autostima, senso di solitudine e sindromi autolesionistiche. A livello psicologico, questi stati emotivi negativi generano negli utenti, soprattutto i più giovani, una domanda di gratificazione che, nella maggior parte dei casi, trova soddisfazione proprio nelle gratificazioni artificiali prodotte da dispositivi digitali, social media, videogiochi e sesso virtuale. Si cerca, cioè, di risolvere il problema proprio con ciò che l’ha causato, andando di fatto a rinforzare il problema stesso e a potenziare i suoi effetti, che si concretizzano in un crescente disagio a livello psicologico e in modificazioni anche a livello fisico.
Questo circolo vizioso e i meccanismi che lo compongono sono descritti in dettaglio nel mio ultimo libro “La tragedia silenziosa”, che spiega come l’avvento di social network e dispositivi digitali negli ultimi 15 anni abbia profondamento modificato la società e stia tuttora plasmando e minacciando le nuove generazioni. La conoscenza di questo processo sociologico e antropologico aiuterà il lettore a comprendere quali meccanismi si celano dietro lo sviluppo e l’uso delle tecnologie digitali moderne, mettendolo in grado di riconoscerne gli effetti e di sottrarvisi, per quanto possibile.
Il metaverso
Nel frattempo, un nuovo cambiamento epocale si delinea all’orizzonte e potrebbe concretizzarsi nei prossimi anni con l’avvento del metaverso, ambiente totalmente virtuale, immersivo, persistente e pervasivo, basato su realtà virtuale, realtà aumentata, realtà mista, realtà estesa, machine learning e intelligenza artificiale. Un nuovo universo espandibile a piacimento, in grado di sfruttare nuovi e più sofisticati meccanismi e di amplificare a dismisura gli effetti del digitale, attraendo e catturando milioni, se non miliardi, di utenti in tutto il mondo. Nel metaverso sarà possibile svolgere qualsiasi attività mutuata dal mondo reale, più un insieme di nuove attività impossibili nella realtà, mentre gradualmente molte attività si sposteranno in toto dalla realtà stessa al metaverso, obbligando la massa a migrare nel nuovo universo digitale per poter continuare a svolgerle. Le grandi compagnie tecnologiche di Silicon Valley stanno già investendo miliardi di dollari nel suo sviluppo e i più grandi sviluppatori stanno già lavorando al perfezionamento di tecnologie mirabolanti che si presenteranno alla massa con nuove e ancora più ammalianti promesse. Diversi embrioni di metaverso sono già attivi e richiamano milioni di utenti nel mondo, in attesa di convergere nel vero e proprio metaverso del futuro.
Non siamo stati preparati all’avvento di social network e dispositivi digitali, saremo preparati all’arrivo di questa nuova frontiera digitale?